Premio Miglior Film Indipendente Europeo – sezione “Catania Film Europa 11”
The Dance of Ali and Zin di Mehmet Ali Konar
Turchia, Drammatico, 2021, 78’
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Premio Miglior Film Indipendente Italiano – sezione “Catania Film Italiana 11”
La carovana bianca di Angelo Cretella e Artemide Alfieri
Italia, Documentario, 2021, 69’
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Premio Miglior Cortometraggio Europeo – sezione “Catania Corto Europa 11”
Good Night, Lily di Peter Vulchev
Bulgaria, Drammatico, 2022, 24’
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Premio Miglior Cortometraggio Italiano – sezione “Catania Corto Italiana 11”
Super Jesus di Vito Palumbo
Italia, Fiction, 2022, 20’
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𝘾𝙖𝙩𝙖𝙣𝙞𝙖 𝙁𝙞𝙡𝙢 𝙁𝙚𝙨𝙩 2022 – Premi Speciali

🏆Premio Speciale della critica a “𝙒𝙖𝙩𝙚𝙧 𝙖𝙣𝙙 𝙢𝙤𝙧𝙚 𝙬𝙖𝙩𝙚𝙧” di Francesca Svampa

🏆Premio Speciale per la tematica sociale al lungometraggio “𝙌𝙪𝙚𝙡 𝙥𝙤𝙨𝙩𝙤 𝙣𝙚𝙡 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙤” di Giuseppe Alessio Nuzzo

🏆Premio Speciale all’attore 𝘼𝙡𝙝𝙖𝙨𝙨𝙖𝙣 𝙅𝙖𝙡𝙡𝙤𝙬 per Alex di Edouard Lemiale e Aretha Iskandar

🏆Premio Speciale per la tematica sociale al cortometraggio “𝙇𝙞𝙗𝙚𝙧𝙤” di Maurizio Rigatti

🏆Premio Speciale alla cantautrice e attrice 𝙈𝙖𝙣𝙪𝙚𝙡𝙖 𝙕𝙚𝙧𝙤 per la colonna sonora di “Attack” di Davide Santi

🏆Premio Speciale all’attore 𝙑𝙞𝙣𝙘𝙚𝙣𝙯𝙤 𝙑𝙞𝙫𝙚𝙣𝙯𝙞𝙤 per “Sissy” di Eitan Pitigliani

🏆Premio Speciale a 𝙑𝙖𝙡𝙚𝙣𝙩𝙞𝙣𝙖 𝘾𝙚𝙧𝙖𝙨𝙪𝙤𝙡𝙤 per i costumi di “Amore postatomico” di Vincenzo Caiazzo

🏆Premio Speciale ad 𝘼𝙣𝙜𝙚𝙡𝙤 𝘾𝙧𝙚𝙩𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙚 𝘼𝙧𝙩𝙚𝙢𝙞𝙙𝙚 𝘼𝙡𝙛𝙞𝙚𝙧𝙞 per il soggetto de “La carovana bianca”

🏆Premio Speciale a 𝘿𝙖𝙣𝙞𝙚𝙡𝙚 𝘾𝙞𝙥𝙧𝙞̀ per il progetto collettivo di “La fornace”

🏆Premio speciale alla “𝘾𝙞𝙣𝙚𝙩𝙚𝙘𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝘾𝙖𝙡𝙖𝙗𝙧𝙞𝙖” a Eugenio Attanasio e Antonio Renda

🏆Premio Speciale attrice emergente ad 𝘼𝙡𝙚𝙨𝙨𝙖𝙣𝙙𝙧𝙖 𝙁𝙚𝙧𝙧𝙖𝙧𝙖

🏆Premio Speciale alla carriera all’attore 𝙇𝙚𝙤 𝙂𝙪𝙡𝙡𝙤𝙩𝙩𝙖

🏆Premio Speciale al regista e Presidente della Giuria del Catania Film Fest 2022 𝘾𝙡𝙖𝙪𝙙𝙞𝙤 𝙂𝙞𝙤𝙫𝙖𝙣𝙣𝙚𝙨𝙞

🏆Premio Speciale all’artista 𝙈𝙖𝙧𝙞𝙤 𝙑𝙚𝙣𝙪𝙩𝙞 del film “Qualcosa brucia ancora” di Daniele Gangemi

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𝘾𝙖𝙩𝙖𝙣𝙞𝙖 𝙁𝙞𝙡𝙢 𝙁𝙚𝙨𝙩 2022 – 𝙋𝙧𝙚𝙢𝙞 𝙨𝙥𝙚𝙘𝙞𝙖𝙡𝙞 “MIGLIORE RECENSIONE”🏆

Recensione N. 1 a cura di Corrado Denaro.

Recensione N. 2 a cura di Noemi Sava.

Come un animale
Antonio Petruccelli, Italia, 
Drammatico, 2022, 20'

Recensione a cura di Corrado Denaro. Qual è la linea di demarcazione tra 
l’essere umano e l’animale? 
Il corto “Come un animale” diretto da Antonio Petruccelli tende 
proprio a sensibilizzare su questo, nonostante i millenni impiegati
dall’uomo per raggiungere la sua massima evoluzione basta poco per 
sorpassare il confine tra umano e animale. La protagonista, 
interpretata da Francesca Di Maggio, dopo aver ricevuto commenti
da parte di uno sconosciuto sul proprio fisico comincia a vivere 
una situazione di disagio paragonabile a quella degli animali
rinchiusi in gabbia e vittime perenni di commenti e schiamazzi. 
Il carattere accattivante del titolo è la sua duplice interpretazione,
difatti il “Come un animale” può essere associato non solo alla sensazione
provata dalla protagonista ma anche al modo di vedere lo sconosciuto 
in macchina, associato quindi alla figura dell’animale per i modi bruschi 
e poco civili. La regia è calzante, il susseguirsi di scene che vedono 
la protagonista prima sul luogo di lavoro e poi nel suo privato fa
intendere il passaggio temporale tra l’inizio e la fine del corto. 
La trama risulta essere semplice ma efficace, il tema delle molestie 
in strada non è stato trattato con superficialità anzi accentua quanto 
un commento che può sembrare fine a sé stesso possa invece insediarsi
nel privato di chi lo riceve. Il finale non è scontato come potrebbe 
sembrare, la scelta di non lasciar compiere alla protagonista la sua 
vendetta potrebbe difatti rappresentare come tutt’oggi questi reati 
non vengano puniti trovandoci di fronte una vittima che, seppur 
esagerata dato l’uso dell’arma da fuoco, viene trattata come carnefice. 
L’interpretazione di Francesca Di Maggio è più che caratterizzante del 
personaggio, l’aria smarrita della ragazza difatti cede alla vittima 
una parvenza di candore e incertezza durante tutta la sua 
ricerca di vendetta. 
L’uso dei costumi sottolinea quanto la problematica delle molestie sia 
più vicino a noi di quanto si possa pensare, si tratta infatti 
di abiti comuni indossati da gente comune nella quotidianità 
di tutti i giorni e che persino persone di nostra conoscenza potrebbero
portare. La divisa stessa rappresenta un lavoro umile, alimentando 
il pensiero che fatti di questo genere avvengono verso chiunque. 
In conclusione forse l’uomo è davvero animale ma c’è necessità di uscire
dalle gabbie nelle quali ci siamo rinchiusi per poter riuscire a 
vedere l’altro per quello che è, un altro essere umano. 
Faccia di cuscino
Saverio Cappiello, Italia, 
Drammatico, 2022, 15’

Recensione a cura di Noemi Sava. Uno specchio, lurido e incrostato 
di sabbia e salsedine. Tre bambini ridono e giocano a sputarci sopra,
guardando dall'alto in basso la loro stessa immagine, 
incollata al cielo azzurro sopra di loro. 
“Faccia di cuscino” racconta di tre amici, Samuel, Danny e Stefano, 
che trascorrono le loro giornate in un canale
abbandonato della periferia di Bari, vicino alla spiaggia. Samuel è il 
più piccolo dei tre, ma vorrebbe tanto non esserlo. È “nano”,
è “Fri fri”, come lo chiamano gli altri due. E' il più piccolo e ne paga 
lo scotto, ogni volta che Danny e Stefano glielo ricordano, prendendolo
in giro e mettendolo da parte. Quando giocano a fare i grandi. 
Quando scorrono delle foto “audaci” sul cellulare e ridendo lo allontanano, 
impedendogli di vederle. Faccia di cuscino gioca con loro, 
ma non è come loro. Parla con loro, ma non parla come loro. Danny e Stefano 
guardano “le femmine”, parlano dialetto, cominciano a fare il loro 
ingresso nel mondo degli adulti. Adulti di cui sembra essersi persa traccia
in questa terra di nessuno, in questo microcosmo sospeso, 
tra città e mare, civiltà e bestialità, gioco e morte. 
Una terra di confine, nella quale se una donna muore per un incidente
è inutile chiamare la polizia, perchè sono solo dei bambini,
nessuno li ascolterebbe. 
Nessuno crederebbe loro. Samuel, che tiene ancora aggrappata in 
sé la purezza e l'ingenuità proprie della sua età, invece fa a 
gomitate per farsi ascoltare, per farsi accettare, per far parte
della banda. Per diventare, sentirsi, uno di loro e sbirciare anche lui, 
dare un'occhiata a quell'universo e a quel linguaggio lontani da lui, 
fatti di pantajezz attillati e twerk seducenti, attraverso lo schermo 
di un telefonino rubato. L'opera di Saviero Cappiello ci consegna 
il ritratto sincero di un'umanità ai margini, mostrandoci uno spicchio
di quel momento delicato di vita e di quella realtà, fatta di libertà
e ferocia quotidiana, restituita dallo sguardo schietto della camera 
a spalla e dalla recitazione estremamente autentica e naturale 
dei tre protagonisti (non a caso scelti dal regista proprio nel contesto 
suburbano delle strade di quella stessa periferia). 
Una testimonianza, più che una prova attoriale, che sembra quasi sfumare 
nell'immediatezza e nella spontaneità dei silenzi e 
degli sguardi di intesa e di sfida, tra un ciak e l'altro. 
Un set non-set nel quale Faccia di cuscino corre, pesta i piedi e immagina,
racchiuso in una bolla che assume i contorni del quadrato del formato 1:1. 
Una finestra priva di respiro che lo lega saldamente a quella terra, 
a quei suoni, a quel cielo, sopra di lui.

Grazie a tutti voi per essere stati con noi durante il Catania Film Fest 2022 ❤